Sono davvero moltissime le storie di Imprese a Valore artigiano e, tra queste, vogliamo raccontare una realtà emblematica che rappresenta la perfetta sintesi dell’imprenditorialità nel mondo dell’artigianato. Si tratta dell’Antica Forneria Porzio, impresa specializzata nella produzione di prodotti da forno artigianali bio, primo e, ad oggi, unico panificio biologico della Sicilia settentrionale. Una realtà nuova e solida, che ha definito il suo core business nello sviluppo di una alimentazione sana in grado di coniugare alla tradizione l’innovazione del Bio e del Km 0, con la particolare attenzione all’agricoltura sostenibile e biodinamica. Una scelta che rinsalda e valorizza il legame con le tradizioni del territorio dando risalto alle coltivazioni tipiche del ‘granaio del mediterraneo’.

Tradizione, attenzione al commercio al dettaglio ed ai canali di distribuzione tradizionali ed innovativi. Diversificazione dell’offerta e valorizzazione del territorio, tramite la capacità di abbracciare più mercati e ridurre la soglia di rischio ma anche creare un solido sistema di relazioni che è risultato fondamentale durante la prima pandemia.

Innovazione in ogni campo: di prodotto, di processo, organizzativa e gestionale, tecnologica, di marketing.

È una storia imprenditoriale, come altre nel mondo dell’artigianato, che ben rappresenta la tradizione artigianale e la sintesi tra ‘sapere’ e ‘fare’, con un occhio particolare all’innovazione. La tradizione imprenditoriale della famiglia di Francesco, l’attuare responsabile, risale al 1960, quando il nonno Salvatore fonda l’azienda di famiglia, una realtà di 70 metri quadri nel cuore di Palermo ed una delle tre realtà della famiglia attive in quegli anni nel settore della panificazione. Ma, delle tre imprese, solo ‘L’antica Forneria Porzio’ sopravvive al cambio generazionale grazie all’investimento in istruzione che viene fatto inizialmente sui figli e, quindi, sulla terza generazione di cui Francesco fa parte. E’ un aspetto che è stato determinante per superare senza difficoltà i momenti di crisi, compresa la presente pandemia. Oggi l’azienda ha un laboratorio di 200mq, uno show-room di circa 90mq e 7 dipendenti. Un’impresa familiare che ha visto succedersi al fondatore prima la figlia, biologa e chimica con il genero, pioniere della ristorazione biologica a Palermo. E quindi, da qualche anno, è subentrata la terza generazione, Alessandra, laureata in Marketing, e Francesco, una laurea in Economia e Finanza con specializzazione in Finanza quantitativa, rappresentante giuridico dell’azienda e front man.

I fratelli crescono all’interno del laboratorio e vivono fin da subito la realtà produttiva, ma proprio la sinergia tra il ‘fare’ e l’aspetto tecnico e professionale con il ‘sapere’ e la dimensione delle conoscenze diventa centrale nell’esperienza di successo dell’Antica Forneria, dove lo schema di governance esplicita e articola le diverse competenze dei protagonisti e, sulla base di esse, attribuisce ruoli definiti. Francesco parla di uno “stato culturale della famiglia” alla base di ogni scelta imprenditoriale che viene elaborata solo dopo aver studiato in profondità ogni passo.

Un’unione felice tra gli aspetti concettuali e quelli fattivi che conduce alla definizione di alternative valide in grado di preservare la tradizione e di trasformare l’azienda di pari passo con il cambiamento del mercato. Ogni alternativa nuova, ci spiega Francesco, è innanzitutto immaginata e studiata, quindi analizzata sotto il punto di vista del ‘sapere’. Ma solo con una sperimentazione nella pratica si potrà capire la validità dell’alternativa, poiché innovare non è solo avere delle idee ma anche riuscire a trasformarle praticamente in azioni all’interno di un processo.

Nell’esperienza dell’Antica Forneria Porzio, dunque, alla base di ogni approccio manageriale c’è, innanzitutto, la conoscenza approfondita dei processi aziendali e, quindi, la capacità di saperli gestire in modo efficace per giungere a scelte innovative. Per possedere il giusto know-how si è fatto ricorso a conoscenze diversificate, ‘sapere’ a tutto campo, così da accompagnare la trasformazione dell’azienda in ogni sequenza del processo, dalla produzione, alla distribuzione, dal controllo qualità alle scelte economico-finanziarie, dalle scelte di marketing a quelle organizzative. Si può dire che nella storia dell’azienda, un esempio di innovazione tra i tanti nell’ambito dell’Artigianato, i drivers fondamentali per la trasformazione sono stati la duttilità creata da un bagaglio di conoscenze diversificate, i contatti e l’informazione continua sulle opportunità di innovazione in ogni settore, la conoscenza dei processi aziendali e la capacità di circondarsi di persone capaci di esprimersi al meglio nel proprio campo professionale, oltre alla capacità di fare squadra. La ricerca ed il ricorso a professionalità esterne altamente qualificate nei vari ambiti, come ad esempio i tecnologi alimentari ma anche collaborazioni con fornitori di materie prime, di software e macchinari, consulenti economici, hanno consentito di integrare quelle competenze non presenti nella struttura aziendale. Il percorso di sviluppo dell’‘Antica Forneria’ si può collegare a quanto specificato in alcuni modelli manageriali, come il modello delle fasi di crescita di Larry E. Greiner, in base al quale diventano indispensabili la professionalizzazione, la managerializzazione e la presenza di personale qualificato per accompagnare un processo di crescita di una impresa familiare. Nell’esperienza descritta, l’imprenditore ha assunto sempre di più una connotazione manageriale, agendo anche con processi di delega e sviluppando una conoscenza personale di tutti ‘saperi’ necessari per la vita dell’impresa.

La storia di questa impresa a valore artigiano è un classico esempio che ben sintetizza il percorso intrapreso da molte realtà nel mondo dell’artigianato. Dimensioni dinamiche, flessibili, espressione di professionalità molteplici e tutte ad alto livello, realtà imprenditoriale che possono rappresentare ottime opportunità per giovani attenti alla loro crescita professionale.

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Estratto de ‘I Quaderni della Fondazione Germozzi’ – L’emergenza educativa in Italia