Nel gergo associativo le parole “sindacale” e “servizi” fanno riferimento ad attività e mestieri caratteristici del fare sindacato di impresa, anche se diversi tra loro, talvolta in competizione se non in contrapposizione.

“Sindacale e Servizi” hanno ispirato e condizionato competenze e percorsi specifici all’interno delle associazioni, percorsi che in alcuni casi hanno trovato un felice compromesso rafforzandosi l’un l’altro, in altri casi una pragmatica convivenza sotto l’insegna del quieto vivere.

Una rilettura delle funzioni associative ed una loro contestualizzazione ai tempi attuali offrono più di un motivo di riflessione sulla necessità di superare l’antica querelle sulla reale o supposta dicotomia “sindacale-servizi”, nel tentativo di trovare di una modalità operativa che porti a sintesi i valori positivi intrinseci ad entrambe le attività.

Ad esempio, ricorrendo ancora una volta al gergo associativo, siamo convinti che si possa fare “sindacale anche attraverso i servizi e le consulenze”, ovvero che ‘servire’ e rappresentare corrispondano alle due diverse facce di un’unica medaglia.

Sotto questo profilo una strada per rafforzare la specificità della funzione della rappresentanza degli interessi consiste nel delimitare e approfondire gli aspetti distintivi tra chi fa “sindacale”, ovvero rappresentanza, anche attraverso i “servizi” (le associazioni di rappresentanza), rispetto chi si limita alla sola erogazione di servizi, consulenze, assistenza specialistica (i liberi professionisti).

 

Il mandato di rappresentanza associativa, presupposto nell’attività “sindacale”, costituisce un discrimine costituente, sia che nasca da un impulso inizialmente poco definito di trovare risposte ai tanti bisogni che imprese e imprenditori manifestano, sia che se ne scoprano valore e potenziale strada facendo

 

Nel lavoro di prossima pubblicazione, attraverso i ‘Quaderni della Fondazione Germozzi’, c’è spazio anche per i cosiddetti “dilemmi associativi” che, come afferma Angelo Panebianco, sono “esigenze contradditorie” che accompagnano le organizzazioni di rappresentanza fin dalla loro nascita.

Nei “dilemmi” troviamo altri sostantivi del gergo associativo, come orizzontale vs verticale, influenza vs membership, dirigenti vs feudatari, eletti vs funzionari per stare ai più noti; e troviamo intermediazione vs disintermediazione e flussi vs luoghi, che ci portano all’attualità.

Nella conclusione non manca una riflessione che riprende il tema delle identità più tradizionali, fondate sulle grandi categorie della ricostruzione istituzionale del dopoguerra, via via evolute con il mutare dei bisogni e dei loro aggregati fino a diventare micro-identità.

 

La riflessione che proponiamo è verso nuove identità, alimentate da condivisione di logiche di sviluppo attente ai valori, con al centro le persone, le comunità, la sostenibilità

 

Sono identità i cui contenuti possono fare da collante per un allargamento del nostro territorio di azione associativa.

La rappresentanza degli interessi ha alle spalle una storia lunga e affascinante, dove ad ogni cambio d’epoca ci si è interrogati su come (ri)attualizzare una tradizione di successo. Cosa che puntualmente accade in questo scorcio iniziale del terzo millennio, sfidando tutti noi, uomini e donne di associazione, a scrivere una nuova storia, inedita e sfidante, in ogni caso ancor più affascinante.

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