Su queste colonne, poco tempo fa, abbiamo cercato di tracciare un quadro generale e capire a che punto siamo circa l’opportunità rappresentata dalle comunità energetiche (https://spiritoartigiano.it/comunita-energetiche-a-che-punto-siamo/). E, visto che si tratta di un tema che ci sta particolarmente a cuore, abbiamo cercato di approfondirlo ulteriormente portando su Spirito Artigiano un contributo di qualità. Leonardo Becchetti, docente ordinario di Economia Politica nell’ateneo romano Tor Vergata, in questo ambito rappresenta una vera e propria eccellenza. Ed è lui che, oltre a raccontare le origini delle comunità energetiche, ci conduce per mano alla scoperta delle potenzialità che esse possono rappresentare per le piccole imprese. Lancia, tra le altre cose, anche un monito alla politica denunciando peraltro anche un ritardo notevole sul versante legislativo.

 

Professore, partiamo da qui. Il Governo Italiano ha recepito la direttiva europea legata alle comunità energetiche. Ora, cosa manca?

L’Esecutivo ha senz’altro il merito di aver assunto le indicazioni che arrivavano dall’Unione europea estendendo peraltro la possibilità di costruire ‘cabine’ da un megawatt. Tuttavia, siamo in estremo ritardo sul versante dei decreti attuativi. Stiamo parlando di un ritardo di circa un anno, per il quale tante sono state le voci che si sono levate sollecitando un intervento che, a oggi, ancora non c’è stato. Il passaggio legato ai decreti attuativi è fondamentale perché ridisegna il perimetro degli incentivi concessi dallo Stato, legati appunto alla costituzione delle comunità energetiche.

 

L’agenda politica è stata in qualche modo monopolizzata dal tema energetico, durante la campagna elettorale. Ora ci si avvia verso la formazione di un nuovo Esecutivo. Senz’altro questo tema rappresenterà una priorità per i futuri governanti.

Mi auguro proprio di sì. D’altra parte noi siamo spinti a pensare a questi argomenti quando ci troviamo in situazioni di emergenza. Ma ci sono realtà virtuose che hanno già fatto il salto verso le rinnovabili già diverso tempo fa. E oggi si trovano in una condizione molto diversa dalla nostra. L’esempio lampante è rappresentato dal Portogallo: attualmente produce il 60% del fabbisogno energetico grazie alle rinnovabili. Questo non è un aspetto secondario. Occorre tenere in debita considerazione questi esempi.

 

Gli imprenditori, spesso, vedono nelle rinnovabili un costo e non un vantaggio. Sbaglio?

La percezione delle opportunità che le rinnovabili costituiscono, anche tra gli imprenditori, è radicalmente cambiata. Oggi il vero costo per le imprese è rappresentato dalle forniture energetiche tradizionali. Dal gas, in modo particolare. Al contrario, avendo la possibilità di auto produrre energia, oggi, costituisce un elemento di forte competitività. Quello sulle rinnovabili, sulle comunità energetiche, rappresenta un investimento molto importante. Tanto più che i tempi di ‘recupero’ non vanno oltre i tre anni.

 

Alcuni temono l’effetto singhiozzo sulle forniture scaturite dalle ‘energie pulite’.

E’ un falso mito da sfatare. Con le tecnologie di oggi gli approvvigionamenti energetici sono garantiti sempre e le batterie garantiscono lo stoccaggio necessario anche qualora ci dovessero essere condizioni meteorologiche avverse che non permettono di generare energia nell’immediato.

 

E’ realistico immaginare che anche imprese energivore possano ‘allacciarsi’ alle comunità energetiche?

Sono state proprio le aziende energivore – cartiere e ditte produttrici di piastrelle, ad esempio – a orientarsi per prime verso le comunità energetiche. E’ irrealistico pensare che, attualmente, si possa raggiungere il 100% del fabbisogno energetico per le imprese. Però, considerando le fluttuazioni del mercato attuale, anche se si raggiunge solo la metà dell’approvvigionamento necessario al ciclo produttivo, si produce un bel risparmio. Senza contare l’impatto positivo sul versante ambientale.

Su tutti i versanti, ormai, abbiamo capito che la convenienza delle rinnovabili e, segnatamente, delle comunità energetiche, è evidente. E dunque spesso viene da chiedersi perché questo sistema, nonostante l’incremento registrato negli ultimi anni, sia ancora minoritario rispetto all’approvvigionamento ‘tradizionale’. Ma c’è anche un altro aspetto che deve essere valutato. Se è vero che le prime esperienze di comunità energetiche sono state avviate nelle valli alpine, già agli inizi del Novecento, è altrettanto vero che esse potrebbero rappresentare un volano di crescita straordinario per il Mezzogiorno. Si è parlato, infatti, di individuare nella parte Meridionale dello Stivale, il luogo ideale per far sorgere un grande hub delle rinnovabili. E chissà che non sia davvero l’occasione per risollevare quella terra in cui tutti si sentono accolti ma che pare essere di nessuno.

Foto di Kindel Media