Per il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento, affrontare con coraggio la crisi climatica e le altre crisi che abbiamo davanti non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capace di futuro. È una sfida che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Il contributo di tutti i mondi economici e produttivi e soprattutto la partecipazione dei cittadini. Importante è stato ed è in questa direzione il ruolo dell’Enciclica “Laudato si” di Papa Francesco.

Bisogna però guardare il Paese con occhi diversi, con curiosità ed empatia, saper leggere i suoi punti di forza reali per alimentare la speranza e l’azione. Troppo spesso analizzando l’economia italiana si trascura il ruolo dell’artigianato e delle piccole imprese. Si è a lungo sostenuto, ad alcuni lo sostengono ancora, che il nanismo delle imprese fosse la vera causa di tante nostre difficoltà. Sicuramente le peculiarità del nostro sistema produttivo richiedono attenzione e strumenti particolari in tema finanziario, normativo, organizzativo. Ma la capacità delle imprese artigiane di collaborare, partecipare a distretti e reti rappresenta una componente essenziale della nostra capacità di competere e allo stesso tempo produrre coesione e innovazione, in grado di animare e garantire la tenuta dei territori, come si è visto nella fase pandemica.

Il lavoro avviato con “Artigiani del futuro” dalla Fondazione Symbola, ribalta molti luoghi comuni e soprattutto offre elementi a chi crede che l’Italia deve scommettere su un’economia che incrocia innovazione con comunità, bellezza, territori, tradizione. Un’Italia che fa l’Italia. Che non lascia indietro nessuno e non lascia solo nessuno.

Di questa Italia il mondo dell’artigianato è già in prima fila con dati spesso sorprendenti. Vale per il primato (55%) dei brevetti depositati su innovazione energetica e trattamento dei rifiuti, per l’aumento degli investimenti nel green degli ultimi anni, per il ruolo fondamentale nel turismo diffuso e nei prodotti agricoli certificati. E le micro e piccole imprese rappresentano il motore della cultura e della creatività italiana con il 99,7% degli operatori. Presidio economico di piccoli comuni, primato delle imprese a guida femminile, integrazione di lavoratori stranieri, impiego di giovani sono altrettanti contributi che vengono dal mondo dell’artigianato all’economia e alla società. E confermano che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia. Che dalle risorse di un artigianato che sa cambiare senza perdere la propria anima può arrivare la spinta per un’Italia più sicura, civile e gentile. E più forte economicamente.

Del resto è stato lo stesso Papa Francesco a ricordare che “siamo chiamati ad essere creativi, come gli artigiani, forgiando percorsi umani artigianali per il bene comune”.

Ci lavoreremo insieme.

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